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Pubblicazione 2009

 

ORCO ARTISTICA

 

Stefania Crepaldi

Itinerari nella devozione e arte sacra della Diocesi di Ivrea

Pont, Sparone Ribordone 


PRESENTAZIONE

Prof. Giovanni Romano

Università di Torino

Stefania Crepaldi ha condotto tra il 2003 e il 2004 una minuziosa ricerca per la sua tesi di laurea sul
patrimonio artistico conservato nelle chiese di Pont Canavese, Sparone e Locana, tre comuni della Valle dell’Orco ben poco frequentati dagli storici dell’arte; la gran quantità di materiale storico e figurativo vagliato in quella occasione approda oggi in un libro che, da un punto di vista geografico, è diversamente orientato rispetto alla tesi, seppure di poco: Locana cede il posto a Ribordone e il territorio interessato si riduce credo a poco più di cinquanta kilometri qua­drati. Si tratta di un tassello minimo della estesa regione piemontese, ma che esplorato con tanto accanimento in ogni sua sparuta località (abitata a volte solo stagionalmente) ha rivelato una ricchezza patrimoniale vera­mente impressionante. Non si può dire che fosse una realtà inattesa - una vecchia esperienza di censimenti sul territorio la rendeva in qualche modo prevedibile -, ma occorre riconoscere che in luoghi così defilati dalle grandi linee di traffico tanto dispiegarsi di pitture, sculture, arredi vari, tessuti, ecc. non manca di stupire. Riportato per confronto alla intera realtà regionale il lavoro fatto scopre una quantità imponente di esplorazioni ancora da con­durre; è bene confrontarsi ogni tanto con le dimensioni reali e con la disper­sione territoriale del nostro patrimonio storico-artistico, per frenare la facile riduzione di interesse a pochi centri o complessi maggiori.

Un’indagine così minuziosa non manca di qualche ingenuità e di qual­che approssimazione, nessuno di noi è onnisciente, ma pur nel suo ambito ristretto consente felici rivelazioni, delle autentiche novità per la storia del­la cultura figurativa in Piemonte: dalla incantevole Madonna col Bambino spanzottiana nella cappella in località Foggi di Ribordone alla bellissima Sant’Anna nella cappella omonima di Pont-Oltresoana, che sfida gli storici dell’arte piemontesi a proporre un nome all’altezza della sua qualità: in pri­mo luogo però bisognerebbe saper rispondere al difficile quesito sulla pro­venienza di quella tela (prodotto locale o importazione? E da dove?). 

Molti problemi analoghi sono stati risolti dall’impegno analitico dell’autrice, ma molti restano ancora aperti e invocano una collaborazione a più mani per sciogliere i nodi difficili. Per parte mia posso provare a dipanare la matassa di domande posta dalla bella pala dedicata a San Salvatore d’Orta in San Francesco di Pont. Si tratta di una indubbia testimonianza di cultura figurativa lombarda intorno al 1650, il cui modello di riferimento sono le pale di Francesco Cairo negli anni della maturità. Se vedo bene la stessa mano si riconosce nella Madonna del Rosario, purtroppo molto ripresa nelle figure centrali, in San Costanzo di Pont, sicuramente anteriore al 1660. Questo stesso maestro, in anni verosimilmente più tardi (e qualitativamente un po’ meno nobili) si riconosce nella Madonna con i Santi Rocco, Sebastiano e Antonio da Padova nella chiesa di Sommavilla presso Sparone, con la data 1658 e il nome del committente Bartolomeo Aimonetti da Vigone. Forse il corpus di questo pittore potrebbe anche allargarsi (fino alla bella pala cappuccina della Parrocchiale di Roppolo?), ma importa sottolineare la pre­senza in zona di un buon allievo di Francesco Cairo, che documenta la particolare fortuna in area eporediese ottenuta dal maestro varesino attraverso la pala del 1651 per San Rocco ad Ivrea, con i Santi Rocco, Sebastiano e Defendente. La pala di Cairo per Ivrea è andata perduta, ma è logico pensare che la tela di Sommavilla ne restituisca approssimativamente la struttura. Non è che un piccolo tassello, ma mi sembra significativo delle possibilità di ampliamento offerte dalle pagine di questo libro. 

Problemi analoghi sono stati risolti dall’impegno analitico dell’autrice, ma molti restano ancora aperti e invocano una collaborazione a più mani per sciogliere i nodi difficili. Per parte mia posso provare a dipanare la matassa di domande posta dalla bella pala dedicata a San Salvatore d’Orta in San Francesco di Pont. Si tratta di una indubbia testimonianza di cultura figura­tiva lombarda intorno al 1650, il cui modello di riferimento sono le pale di Francesco Cairo negli anni della maturità. Se vedo bene la stessa mano si riconosce nella Madonna del Rosario, purtroppo molto ripresa nelle figure centrali, in San Costanzo di Pont, sicuramente anteriore al 1660. Questo stesso maestro, in anni verosimilmente più tardi (e qualitativamente un po’ meno nobili) si riconosce nella Madonna con i Santi Rocco, Sebastiano e Antonio da Padova nella chiesa di Sommavilla presso Sparone, con la data 1658 e il nome del committente Bartolomeo Aimonetti da Vigone. Forse il corpus di questo pittore potrebbe anche allargarsi (fino alla bella pala cappuccina della Parrocchiale di Roppolo?), ma importa sottolineare la presenza in zona di un buon allievo di Francesco Cairo, che documenta la particolare fortuna in area eporediese ottenuta dal maestro varesino attraverso la pala del 1651 per San Rocco ad Ivrea, con i Santi Rocco, Sebastiano e Defendente. La pala di Cairo per Ivrea è andata perduta, ma è logico pensa­re che la tela di Sommavilla ne restituisca approssimativamente la struttura. Non è che un piccolo tassello, ma mi sembra significativo delle possibilità di ampliamento offerte dalle pagine di questo libro.

Il lavoro della Crepaldi si è in parte sovrapposto a quello analogo condotto nella pievania di Pont e nella vicaria di Ronco da Delia Prospero per la propria tesi di laurea, oltre venti anni fa (a. a. 1985-1986); anche quella tesi rientrava nella consuetudine di affidare ai laureandi lavori di censimento territoriale, quando possibile, per continuare a condurre un’azione di tute­la, anche dall’Università. Purtroppo il confronto tra i due rilevamenti mette troppo spesso in luce come, nel giro di venti anni, l’emorragia di oggetti scomparsi, rubati, distrutti sia andata aggravandosi in modo preoccupante e continui anno dopo anno in modo subdolo; è un motivo in più per accogliere positivamente un libro sulle chiese di Pont, Sparone e Ribordone che, con le sue segnalazioni particolari e con il materiale riprodotto, può opporre un argine di difesa al grave fenomeno di depauperamento in atto.

 

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