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Maestri minori in Alto Canavese

del XV e XVI secolo

Nella valle del torrente Gallenca, affluente dell'Orco, in due piccoli centri, Prascorsano e Canischio, vengono segnalati alcuni maestri minori, preziosi per farci conoscere il substrato culturale ed artistico di questi luoghi appartati, che, in quanto tali, ci hanno conservato fedelmente la temperie culturale dell'Alto Canavese, nel '400 e agli inizi del '500, in un periodo "di ripresa di quota della pittura piemontese, con Macrino d'Alba, Martino Spanzotti, Defendente Ferrari, Gerolamo Giovenone" (A. Cavallari Murat).

Nel Quattrocento, in Canavese, è ancora ampiamente presente il linguaggio figurativo che si suole definire "gotico internazionale", che aveva come propria area di circolazione ogni sede signorile e ogni pieve o luogo di culto, dalla valle del Brennero alle sorgenti del Po. Giacomo Jaquerio ne fu, in Piemonte, il maggiore esponente e campione, ma ci furono anche vari epigoni, che disseminarono opere che solo in questi ultimi tempi la critica ha incominciato a studiare. La "non altissima levatura degli affreschi della metà del secolo XV" e la dispersione in numerose sedi di non grande prestigio, come potevano essere le chiese dei piccoli centri o sparse nelle campagne, sono due cause concomitanti, secondo il Cavallari Murat, per spiegare la pigrizia della ricerca archivistica in Canavese. Per cui, ora, ci si deve accontentare di ribattezzare gli artisti con uno pseudonimo di comodo, tratto dal soggetto e dal luogo delle loro opere.


PRASCORSANO

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Madonna del Carmine - antica Chiesa Parrocchiale

La chiesa parrocchiale di Prascorsano sorgeva un tempo alquanto discosta dal nucleo abitato, sul ripido pendio boscoso della collina.

Alcune sue strutture, come la torre campanaria ed i capitelli angolari della navata sinistra di stile romanico, ne denunciano la fondazione medioevale, presumibilmente intono al XII secolo

Con la costruzione, al centro del paese, dell'attuale parrocchiale verso la metà del 1500, l'antico edificio iniziò una progressiva decadenza; nel periodo napoleonico venne usato anche per ospitare le truppe francesi. Riconsacrato, venne dedicato alla Madonna del Carmine, svolgendo infine solo più funzione di chiesa cimiteriale.

Già salendo dalla strada proveniente da Cuorgné si scorge sulla destra la chiesa con il suo caratteristico campanile in pietre squadrate. I tipici archetti pensili romanici,. che generalmente. evidenziano i diversi piani, sono qui sostituiti da sottili comici in pietra nei piani bassi, e da un doppio motivo di soli mattoni collocati diagonalmente a contrassegnare l'ultimo piano e la cornice sotto-tetto. Questo particolare elemento decorativo, come le aperture che non possono essere definite vere bifore, pongono qualche problema di datazione, alcuni storici ritenendo che siano un segno di epoca più tarda, cioè di motivi architettonici mutuati non dai maestri comacini, ma dal nord dell'Europa.

All'interno, nell'abside, nel presbiterio e nella navatella sinistra sono conservate preziose pitture murali risalenti al XV e XVI secolo.

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Nell'abside della navata principale, sopra all'altar maggiore, si trova una Natività purtroppo mutilata in passato della parte inferiore per ricavare una nicchia che ospitasse la statua della Madonna.

Ai lati della nicchia si trovano le figure di sei apostoli, tre per parte. Da sinistra riconosciamo San Bartolomeo, San Giacomo Minore, San Paolo, San Giovanni, San Giacomo Maggiore, San Matteo.

Lo sconosciuto artista, per ora chiamato "Maestro degli Apostoli di Prascorsano", con "insistente ricerca plastica attraverso ombre cupe e profondo drappeggio delle stoffe pesanti ha modellato delle figure nette e potenti con volontà di dare illusione di scultura policrome anziché di pittura con colori freddi e contrastanti con prevalenza di verdi violacei amaranto turchini bianchi grigi e neri". Noemi Gabrielli che ne ha condotto nel 1953 il primo studio critico accurato li avrebbe rapportati allo stile pittorico di Macrino d’Alba e ad alcune rappresentazioni de castello di Issogne pur essendo nostri di qualità più alta

Nella breve navata di sinistra sono conservati altri interessanti affreschi meritevoli di attenzione ed attribuibili a due diversi maestri

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Lo sguardo e subito attratto da un grande Presepio del quale sul bordo superiore è segnata la data di esecuzione 1522 ed il nome del committente Bernardino Villa de Corgnato (Cuorgnè). La grafia lineare del volto di San Giuseppe i contorni del viso della Vergine i particolari delle vesti e dello sfondo hanno fatto supporre alla Gabrielli un possibile raffronto con l’analogo Presepio nella chiesa di S. Sebastiano a Pecetto di Jacopino Longo ritardatario pittore pinerolese.

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In testa alla navata si trova l’affresco della Vergine della Misericordia datato al 1524 opera di buona qualità di Bernardino Rossignolo da Trino e Gabriele Petiti da Chieri "L’umidità ha distrutto le velature a secco che modellavano i corpi ma si vede la mano sicura di un artista che costruisce le figure con un disegno sottile, mosso, e le anima con una tavolozza di colori morbidi e caldi, dal rosato dei volti, al biondo dei capelli al rosso mattone delle vesti. Caratteristica è la grafia dei visi tondeggianti con menti brevi e arrotondati, bocche piccole e labbra carnose atteggiate al sorriso, occhi neri dal taglio corto, accurata diligenza nei particolari del costume

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Sulla stessa parete del Presepe, si trovano alcune figure di santi: Santa Lucia a sinistra, Sant'Anna, San Rocco, Santa Caterina e San Sebastiano sulla destra. Stilisticamente sono accostabili alla Madonna della Misericordia; interessante l'immagine di Santa Lucia, esile, slanciata, vivacissima nei toni caldi delle vesti, che presenta sorprendenti rassomiglianze specie nell’atteggiamento e nel ricco abbigliamento cinquecentesco, con la figura della Maddalena sul quarto pilastro di destra della chiesa di San Giorgio in Valperga

Viene suggerita una vicinanza stilistica con pittori cli scuola vercellese. (N. Gabrielli)


CANISCHIO

Cappella campestre di San Grato

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Da Prascorsano occorre ridiscendere brevemente lungo la strada proveniente da Cuorgne al primo bivio sulla sinistra si imbocca la strada per Canischio Superato il ponte sul Gallenca dopo alcune curve si perviene in una seconda valletta ove occorre svoltare nuovamente a sinistra prima di una segheria, imboccando una ripida stradina che sale verso un gruppo di case sovrastanti. Si punta poi in direzione di Canischio paese di antica origine dove tradizione vuole sa stata sepolta la marchesa Adelaide di Susa ivi ritiratasi in tarda età per la salubrità del clima e l’ospitalità della popolazione.

Dopo pochi minuti si trova in località Rua di Sotto, la cappella campestre di San Grato, architettonicamente molto semplice, con un piccolo portichetto sorretto da colonne sulla facciata.

Nell’interno, sul fondo dell’abside e sulle pareti che si raccordano direttamente alla volta a botte (caratteristica preromanica), si svolge un ciclo di affreschi tardo quattrocenteschi, noto come opera del "Maestro di Canischio"

L'affresco più importante si trova sulla parete absidale ed è una Pietà con una Maria Madre in gramaglie ce raccolto sulle ginocchia il Cristo morto.

E’ dominante la figura della Vergine, con una smorfia di dolore sul volto e le braccia aperte: sulle sue ginocchia giace il corpo irrigidito del Cristo che spicca lugubremente sulle vesti scure della Madre che pare volerlo rinchiudere in un ultimo gesto protettivo lì volto della Vergine, incorniciato dal cappuccio, è stravolto dallo sconforto e rigato di lacrime; anche nel Figlio morto l’artista esprime tutte le sue capacita veristiche, memore del messaggio jaqueriano.

E’ una Pietà iconograficamente ricorrente nell’intera Europa tra la metà e la fine del 400. Presenta evidenti influssi della scuola jaqueriana "ma il corpo del Cristo venne anchilosato più per gusto, tipico dello scorcio del secolo, che per esigenze reali di spazio. Comunque le espressioni dei volti dei due protagonisti sono rimarchevoli per quelle caratterizzazioni violente che sembrano più necessarie quando il livello dell’arte non è eccelso" (A. Cavallari Murat)

Sulle pareti sono raffigurati i Santi Rocce Antonio Bernardo da Mentone e Grato. Qui risulta più formale il modo di comporre le figure dei Santi inquadrate da edicole con archi a tutto sesto che formano come delle nicchie. Prevale l’intento decorativo: i volti seno atteggiati a grande serenità e vi e molta cura nelle vesti minutamente indagate nei particolari decorativi. Occorre notare soprattutto i due Santi sulla sinistra, San Bernardo da Mentone e San Grato

Il culto di San Bernardo da Mentone è assai diffuso proprio in questa zona con numerose cappelle a lui dedicate anche in alta quota; era ritenuto il santo che aveva cacciato i demoni dalle Alpi e la sua iconografia raffigura sempre un diavolo incatenato alla sua stola.

Anche il culto di San Grato, vescovo ausiliare di Aosta nel 776, era assai popolare in Alto Canavese: i leggendari medioevali raccontano di come avesse ritrovato il capo mozzo di S. Giovanni Battista, ma soprattutto di come avesse il "potere" di comandare agli elementi, allontanando la grandine, virtù questa assai considerata nel mondo contadino dell'epoca

N. GABRlELLI Antiche pitture muraili a Prascorsano, in Boll. S.P.A.B.A. Torino 1953, pp 158-65

MORETTO, indagine aperta sugli affreschi del Canavese. Saluzzo 1973

A. CAVALLARI MURAT, Tra Serra d'Ivrea Orco e Po. Torino 1976

G. BERTOTTI L'antica chiesa parrocchiale di Prascorsano in Comunità Montana Alto Canavese Cuorgné 1989

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